Hai giocato almeno a uno di questi capolavori? I 10 videogiochi giapponesi che hanno fatto la storia. E forse anche la tua.

Se pensiamo al Giappone e ai videogiochi, la mente corre subito a mondi pieni di colori, avventure fantastiche e sfide memorabili. Un universo che ha saputo contaminare la cultura globale, trasformando semplici pixel in miti universali per grandi e piccini. Ma quali sono i titoli che più di tutti hanno segnato questa vera e propria rivoluzione mediatica? In questo viaggio, esploriamo dieci pietre miliari che hanno definito generazioni di giocatori e hanno esportato la cultura giapponese oltre ogni confine e probabilmente hanno incantato anche te per ore e ore! Includerò anche i miei titoli preferiti dei rispettivi franchise.

Scopriamo allora la cronologia di questo fenomeno sempre più globale.

(Tutti i marchi e le immagini appartengono ai rispettivi proprietari. Le immagini sono utilizzate a scopo informativo, critico e editoriale.)

1985. Quando tutto è iniziato: Super Mario Bros. e la magia del platform

Nel 1985, una piccola console chiamata NES stava per cambiare il volto del divertimento elettronico grazie a un idraulico baffuto e intraprendente: Mario. Super Mario Bros. non è stato solo un gioco, ma un vero e proprio terremoto culturale. Dietro la sua semplicità apparente si celava una perfezione tecnica e di design che nessuno aveva mai visto prima: livelli studiati per essere intuitivi ma mai banali, salti precisi, power-up indimenticabili come il fungo o il fiore di fuoco. La musica di Koji Kondo, il mondo colorato e la sfida calibrata hanno fatto sì che milioni di persone si innamorassero del videogioco. Mario divenne il volto stesso di un medium destinato a crescere e, con esso, la cultura pop giapponese iniziò a entrare nelle case di tutto il mondo. Ancora oggi, ogni nuovo capitolo di Mario celebra quel perfetto equilibrio tra nostalgia e innovazione. E per noi italiani, Mario e Luigi sono ancora oggi simpatici archetipi un po’ stereotipati ma amati in tutto il mondo. Il titolo ha dato origine ad una miriade di spin-off come Mario Kart e ispirato altri platformer simili dagli stili e difficoltà diversi.

Titoli preferiti: Warioland II (1998, GameBoy Color)

1996. Il fenomeno Pokémon: un universo da collezionare, allenare e condividere

Passano gli anni e, negli anni ’90, un altro titolo giapponese rivoluziona il modo di giocare: Pokémon Rosso e Blu. Non si trattava solo di catturare mostri, ma di entrare in un mondo vivente dove amicizia, strategia e scoperta erano al centro di tutto. Il concept era semplice ma geniale, e il successo esplose in tutto il mondo, con milioni di copie vendute e una mole infinita di merchandise, serie TV, carte collezionabili e film. La grande componente sociale di questi giochi fu amplificata e resa possibile dalla portabilità del GameBoy ed è una caratteristica che il franchise ha mantenuto in tutte le sue declinazioni. La cultura kawaii giapponese si riversò in ogni angolo del globo attraverso quelle creature che, per molti, sono diventate veri e propri amici d’infanzia. Pokémon ha unito giocatori di tutte le età, creando una comunità globale che tuttora cresce e si rinnova.

Titoli preferiti: Pokemon Silver (1999, GameBoy Color)

1996. Resident Evil, l’esplosione del survival horror e il risveglio della zombie-mania

Sul finire degli anni ’90, Capcom, una delle mie software house preferite, portò l’horror a un livello mai visto prima con Resident Evil. La combinazione di tensione, enigmi e ambientazioni claustrofobiche ridefinì cosa significasse paura nei videogiochi. Era un’esperienza che metteva il giocatore di fronte a limiti di risorse, scelte difficili e momenti di puro terrore, spesso amplificati dalla visuale fissa e dal sound design magistrale. L’impatto culturale fu enorme: la saga zombie di Resident Evil ha dato vita a sei film live-action di successo internazionale capitanati dall’incredibile Milla Jovovich (divisivi ma io li adoro), ha influenzato decine di altre opere e ha risvegliato la passione per il genere zombie non solo nei videogiochi, ma in ogni medium.

La serie è tuttora in piena forma grazie a remake che hanno saputo modernizzare l’esperienza senza tradirne lo spirito. Le caratteristiche di gestione delle risorse e memorizzazione delle mappe e dei percorsi sono elementi tipici dei giochi giapponesi e Resident Evil è riuscito a includere tutto questo in modo creativo con un contorno horror incontrando anche un gusto occidentale, portando la saga a diventare appunto un fenomeno globale.

Titoli preferiti: Resident Evil: Nemesis (1999, PlayStation), Resident Evil: Outbreak (2004, PlayStation 2), Resident Evil 5 (2009, PlayStation 3)

1997. Final Fantasy VII: il primo JRPG che ha conquistato l’Occidente

Se si parla di videogiochi giapponesi capaci di espandersi oltre il loro pubblico originario, Final Fantasy VII è senza dubbio uno dei protagonisti assoluti. Nel 1997, PlayStation portò nelle case di milioni di giocatori un JRPG dallo storytelling profondo e un mondo complesso e ricco di dettagli. La colonna sonora di Nobuo Uematsu è ancora oggi celebrata come una delle più belle della storia del medium. Ma FFVII non è solo un gioco, è un fenomeno che ha spinto l’intera industria a riconoscere il valore narrativo dei videogiochi e ha lanciato una saga che supera i 170 milioni di copie vendute tra tutti i titoli. Il remake del 2020, nonostante ritardi e una politica di distribuzione divisiva, ha riportato in auge questa pietra miliare, mantenendo accesa la passione dei fan e conquistandone di nuovi. La saga vantava già capolavori in 2D rilasciati in precedenza, alcuni dei quali probabilmente migliori e invecchiati meglio dello stesso settimo capitolo, ma grazie al successo di PlayStation, Final Fantasy VII è stato di fatto il primo gioco di ruolo tipicamente giapponese ad avere successo mondiale, esportando gli stilemi del genere come nessun altro videogioco ha saputo fare.

Titoli preferiti: Final Fantasy IX (2000, PlayStation), Final Fantasy XII (2006, PlayStation 2), Final Fantasy X-2 (2003, PlayStation 2), Final Fantasy II 20th Anniversary Edition (2007, PSP)

1997. Tekken 3: la popolarizzazione dei combattimenti 3D

Se negli anni ’90 il genere picchiaduro era dominato dalla sfida e dalla tecnica di Street Fighter negli Arcade, Tekken 3 si impose come il simbolo della rivoluzione tridimensionale con animazioni ed effetti spettacolari. Grazie alla sua accessibilità e al roster ricco di personaggi carismatici e riconoscibili, riuscì a conquistare milioni di giocatori in tutto il mondo, diventando una pietra miliare per PlayStation. Il gioco combinava una grafica all’avanguardia con un sistema di combo profondo e pressoché infinito, che regalava emozioni sia ai neofiti che ai veterani. Oltre a questo, Tekken ha avuto un ruolo fondamentale nel portare il competitive gaming all’attenzione globale, creando una scena vivace e longeva. Tekken inoltre ha sempre unito colonne sonore drum’n’bass ed elettroniche capaci di rendere gli incontri frizzanti e al cardiopalma indipendentemente dalle capacità del giocatore. Dunque pur offrendo un gameplay tecnico, difficile e profondo, Tekken 3 gettò le basi per creare la saga di picchiaduro più accessibile al mondo.

Titoli preferiti: Tekken 3 (1997, PlayStation), Tekken Tag Tournament 2 (2011, PlayStation 3), Tekken 5 (2004, PlayStation 2)

2005. Shadow of the Colossus: il gioco che ha trasformato il videogioco in arte

Nel 2005, Fumito Ueda e il suo team ci hanno regalato un’esperienza tanto minimalista quanto emozionante con Shadow of the Colossus. Più che un gioco, un’opera d’arte che racconta di solitudine, sacrificio e maestosità attraverso enigmi giganteschi e un mondo silenzioso ma evocativo. Nonostante vendite più modeste rispetto agli altri titoli qui citati, l’influenza di Shadow of the Colossus si percepisce ancora oggi in tantissimi sviluppi narrativi e stilistici, sviluppati con ancora più maestria dallo stesso Ueda con il capolavoro successivo The Last Guardian. La sua longevità è testimoniata dalle versioni rimasterizzate e dall’inclusione in varie liste dei migliori videogiochi della storia.

Titoli preferiti: The Last Guardian (2016, PlayStation 4)

2011. Dark Souls e l’improbabile successo delle difficoltà estreme e punitive

Quando nel 2011 FromSoftware lanciò Dark Souls, nessuno avrebbe potuto immaginare che un gioco così punitivo potesse diventare un fenomeno mondiale. Con un gameplay severissimo, lore criptica e un design di livelli interconnessi da imparare a memoria per poter sopravvivere, il gioco ha creato un’intera cultura attorno al “gioco difficile” che ha ispirato una nuova generazione di sviluppatori che si approcciano ora alla difficoltà in modo diverso. Oggi, con oltre 27 milioni di copie vendute tra i vari titoli Souls, il brand si è affermato come un simbolo di sfida e dedizione, diffondendo la passione anche su Twitch e YouTube, dove i giocatori si confrontano e condividono ogni trionfo e sconfitta. Il termine “Soulslike” oggi descrive proprio videogiochi punitivi che condividono caratteristiche simili a questa saga dall’improbabile successo globale.

Titoli Preferiti: nessuno, troppo difficili per me!

2018. Monster Hunter: World, la caccia diventa globale

Capcom ha rivoluzionato il multiplayer con Monster Hunter: World, che per la prima volta, dopo una miriade di altri titoli più di nicchia, ha raggiunto un enorme pubblico occidentale, superando i 25 milioni di copie vendute. La caccia cooperativa a mostri giganteschi, la strategia e la personalizzazione hanno reso il titolo un vero e proprio fenomeno sociale, unendo giocatori di ogni angolo del pianeta. La profondità del gameplay è senza pari: per sconfiggere ogni mostro, servono armi e armature personalizzate e potenziate con parti di altri mostri, creando un circolo strategico infinito di ricerca e caccia attraverso mappe super dettagliate e accattivanti. Monster Hunter World ha trasformato un franchise che era prima di nicchia in un colosso globale, con una forte presenza anche in ambito merchandise e media, tra cui un film uscito nel 2020, prodotto dallo stesso team dietro ai 6 film di Resident Evil e sempre con Milla Jovovich come protagonista (ADORO!).

Inutile dire che ho amato anche questo film che ritengo catturi perfettamente lo spirito della saga, con scene d’azione girate in modo magistrale dal regista Paul WS Anderson che apprezzo particolarmente per il suo stile e la sua tecnica. Peccato sia uscito durante i lockdown Covid ed abbia avuto una distribuzione limitata nelle sale cinematografiche.

Titoli Preferiti: Monster Hunter Wilds (2025, PC), Monster Hunter Wolrd: Iceborne (2019, PlayStation 4), Monster Hunter Portable 3rd (2010, PSP)

2017. The Legend of Zelda: Breath of the Wild, la libertà fatta gioco

Con oltre 31 milioni di copie vendute, Breath of the Wild non è solo il titolo più popolare della saga di Zelda, ma uno dei giochi più influenti dell’ultimo decennio. La sua rivoluzione sta nel modo in cui ha riscritto le regole dell’open world, con un’interazione ambientale profonda e un senso di libertà mai visto prima. Questo titolo ha fatto dialogare vecchio e nuovo, rispettando le radici di Zelda e spingendo i confini della tecnologia Nintendo Switch. La critica lo ha definito il gioco perfetto, e milioni di giocatori ne condividono l’entusiasmo ancora oggi. Insomma, se si pensa all’avventura fiabesca in terza persona, in stile giapponese, si pensa al mondo di Legend of Zelda e in particolare a questo capitolo. L’ultimo capitolo principale in ordine cronologico, Tears of the Kingdom, è ad oggi considerato probabilmente il migliore e più completo della serie ma nasce dalle basi di Breath of the Wild e, andando più indietro, al poco conosciuto e apprezzato Twilight Princess. Questo capitolo uscito su GameCube e Wii nel 2006, introdusse una grafica eccellente e uno stile più dark, ispirato dai film de Il Signore Degli Anelli. Con una sola riedizione per Nintendo Wii U, ad oggi è meno accessibile dei titoli riproposti su Switch.

Titoli preferiti: The Legend of Zelda: The Twilight Princess (2006, Wii)

2020. Animal Crossing: New Horizons, un rifugio sociale di “vita lenta” in tempi difficili

Nel 2020, mentre il mondo si chiudeva a causa della pandemia da Coronavirus, milioni di persone si sono rifugiate in un’isola paradisiaca grazie ad Animal Crossing: New Horizons. Con più di 44 milioni di copie vendute, il gioco ha saputo catturare l’essenza della vita lenta tipica giapponese, fatta di piccole gioie, collezionismo, relazioni e creatività. La sua estetica kawaii e il gameplay rilassante e capace di dare forma al gusto artistico del giocatore, hanno conquistato non solo i veterani Nintendo, ma anche nuovi giocatori in cerca di comfort e socialità digitale. Il gioco ha ispirato eventi, collaborazioni e merchandising, diventando un fenomeno culturale oltre il semplice intrattenimento.

Titoli preferiti: Animal Crossing: New Horizons (2020, Switch)

Menzioni speciali:

Per dovere di sintesi ho voluto scegliere 10 icone del videogioco, ma non posso concludere senza citare altre chicche che indubbiamente catturano aspetti della cultura nipponica in modo creativo e peculiare.

  • Serie di Devil May Cry: il primo capitolo del 2001 nacque in forma embrionale come Resident Evil 4, questo gioco prese poi una strada tutta sua e ha di fatto definito il genere hack’n’slash frenetico e stiloso caratterizzato da combo infinite e difficilissime. Una delle mie saghe preferite di sempre.

  • Serie di Yakuza: una serie longeva di titoli definiti i “GTA giapponesi” che puntano però più su una narrazione accattivante ed emotiva e al “virtual tourism” in zone iconiche del Giappone come Kabukicho, Dotonbori, Okinawa e Yokohama. Lacrime, risate, ironia, violenza e un’infinità di minigiochi che catturano in modo maniacale la cultura giapponese contemporanea.

  • Serie di Gran Turismo: i motori si sa fanno parte della storia del Giappone e l’amore per le automobili è un fenomeno diffuso. Gran Turismo è una serie che dimostra tutto l’amore che i giapponesi hanno per le auto e la cura dei dettagli. Sicuramente il simulatore più popolare (e accessibile) di tutti.

  • Serie di Nier/Drakengard: sebbene giochi più di nicchia, lo stile inconfondibile e “pazzoide” del creatore Yoko Taro ha conquistato un largo pubblico grazie a scelte di sviluppo audaci, coraggiose e anti conformiste. Un mix di draghi, fantasy medievale, cyber punk, dramma e dilemmi filosofici attraverso una serie di videogiochi un po’ criptica ma dal fascino ineguagliabile.

  • Serie di Persona: Dopo Final Fantasy, Persona è probabilmente la saga di JRPG più popolare al mondo. Nata come “dungeon crawler” con trame misteriose, la serie si è evoluta in un vero e proprio fenomeno in stile anime caratterizzato da una stilizzazione inconfondibile e ricca di dettagli. Le caratteristiche principali di questi giochi sono la componente psicologica dei personaggi e meccaniche di gameplay legate all’interazione tra di essi e la crescita dei legami sociali.

  • Okami: capolavoro indiscusso del 2006 con protagonista un cane che incarna la divinità del Sole Amaterasu che unisce avventura, JRPG, open world, hack’n’slash e uno stile grafico meraviglioso ispirato al Giappone feudale. Arte pura, soprattutto la versione PS2 dai colori tenui ispirati ai disegni su carta di riso.

  • Dance Dance Revolution: icona del mondo Arcade ha fatto ballare tutto il mondo dal 1998 in poi, anche Madonna nel video di Hung Up!

Un’eredità che continua a vivere e rinnovarsi tecnologicamente

Attraverso questi titoli, la cultura giapponese si è fatta sentire potente, innovativa e affascinante in ogni angolo del mondo. Ognuno di essi racconta un pezzo diverso di questa incredibile epopea: ancora oggi, lo spirito pionieristico del Giappone nel videogioco continua a influenzare l’industria, a ispirare artisti e a unire milioni di persone con storie, mondi e sfide indimenticabili.

Il Giappone non ha solo inventato generi e personaggi leggendari: ha trasformato il videogioco in un linguaggio culturale universale. Questi titoli, dentro e fuori classifica, ne sono la prova tangibile.

Sicuramente, dagli anni 80 ad oggi, i videogiochi giapponesi sono stati uno degli strumenti più importanti di popolarizzazione della cultura giapponese e hanno cresciuto generazioni di appassionati e “otaku”, e io sono uno di quelli!

Pff, Rathalos o Diablos, fatevi sotto!


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Pippo Senpai

Sono Filippo, analista software sabaudo con un amore smodato per il Giappone e la passione per le arti e la scrittura. Forse la mia anima è giapponese? O forse sono solo un nerd. Ho creato Walk of Japan per dare ordine alle mie avventure e ai miei pensieri e condividere tutto questo nel modo a me più congeniale: attraverso la comunicazione digitale. Spero questo portale possa diventare il tuo compagno di viaggio in Giappone. Buona avventura!

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